lunedì 27 giugno 2011

Primavera 2011

a cura di Paolo Leoni
La Primavera meteorologica inizia il 1 Marzo e termina il 31 Maggio; mentre, quella astronomica comincia con l'equinozio di primavera, appunto, il 21 Marzo e termina con il solstizio d'estate il 21 Giugno. Considerando che l'Inverno è la stagione fredda e l'Estate è la stagione calda, l'Autunno e la Primavera vengono definite "stagioni di transizione". Questi due periodi dell'anno, per antonomasia, sono caratterizzati da fasi "invernali" e fasi "estive" più o meno intense, che si alternano per periodi più o meno lunghi.
La Primavera 2011 del Vecchio Continente è stata caratterizzata, soprattutto, da fasi estive; e in alcuni casi, proprio nel cuore della primavera stessa, si sono avute ondate calde tipiche di Giugno e Luglio. 
Ma procediamo con ordine. I dati elaborati, su scala Europea, non lasciano scampo: la primavera appena trascorsa è stata caratterizzata da un' anomalia termica positiva di 1°C-3°C. Valori di anomalia massima si sono registrati tra Francia-Germania-Svizzera-Austria; tali aree hanno rilevato un surplus termico anche di 2-3°C. 
Solo l'Italia meridionale e le aree del Mediterraneo orientale sono riuscite a rientrare in media con la stagione, sicuramente aiutate dalla presenza del mare, che avendo temperature ancora basse, non ha favorito l'aumento termico sull'immediata terraferma. 

Anomalia Termica - Primavera 2011
Per quanto riguarda le precipitazioni, invece, a volte basta guardare l'anomalia termica per dedurre quanto e se è piovuto: anomalie termiche positive sono indice di scarsa piovosità. 
La primavera 2011 è stata decisamente secca, per quasi tutto il continente. L'anomalia precipitativa per le regioni centrali, fino alla Russia Europea, è di circa 50-100mm, con punte di 160-170mm. Tali valori, tradotti in percentuale, corrispondono, per alcune aree, a meno del 25% dell'accumulo pluviometrico medio, in Primavera. Le regioni con maggior deficit pluviometrico sono quelle Francesi e Tedesche, accompagnate anche dall'area sud-orientale della Gran Bretagna e meridionale della Penisola Scandinava. 
Le uniche aree che hanno beneficiato di qualche accumulo in più, sono le stesse che presentano valori termici anomali più contenuti. In primis le aree centro meridionali di Spagna ed Italia. Qualcosa in più "è caduta" sulla costa occidentale dalla penisola Scandinava e sul nord della Gran Bretagna. Comunque sia nulla di rilevante rispetto alla media Europea. Combinando l'anomalia termica positiva e l'anomalia precipitativa negativa, si può dedurre, facilmente, come la primavera 2011 in Europa sia stata caratterizzata dalla presenza, quasi incessante, dell'Anticiclone; con pochissimi episodi atlantici e ancor meno d'origine artica.

Anomalie Precipitative in millimetri - Primavera 2011

sabato 4 giugno 2011

Il "Local Warming": un problema serio.

Il Clima del Pianeta Terra può sembrare apparentemente stabile, in quanto, fin dalla nascita della Natura, così come noi la conosciamo, nessun evento climatico è riuscito a cambiare radicalmente o a distruggere questo sistema tanto forte quanto equilibrato. L'uomo, l'ultimo arrivato, ha percorso, e tutt'ora lo sta facendo, solo l'ultimo tratto di un tragitto che la Natura ha iniziato milioni e milioni di anni fa.
Se circa 2,5milioni di anni fa il genere "Homo" ha messo piede sulla Terra ferma, prima di raggiungere l'ultimo stadio evolutivo, ovvero l'"Homo Sapiens", sono passati oltre 2,3milioni di anni. Pertanto la specie di cui noi facciamo parte ha "solo" 200.000anni di vita. Se consideriamo, tutto ciò che l'"Homo Sapiens" ha compiuto in questi migliaia di anni, sicuramente, gli anni trascorsi, saranno tanti, molti; ma se li rapportiamo alla vita del "Nostro Clima" sono veramente pochi. Eppure, in questi tempo, il clima è cambiato, e tutt'ora cambia, ma fino ad ora nessun cambiamento è stato così catastrofico o fatale per il genere umano o per la Natura. 
I cambiamenti climatici, più o meno localizzati e più o meno intensi, hanno colpito intere regioni; a volte, tutto il clima terrestre è radicalmente mutato (glaciazioni), ma questi cambiamenti per quanto repentini siano stati si sono verificati in centinaia e centinaia di anni. Quindi, nessun singolo individuo è riuscito ad apprezzare l'interno mutamento climatico, ma ha potuto assistere solo ad un eventuale cambiamento di tendenza del clima.
Oggi, forse più che mai, l'uomo è spettatore e protagonista di un cambiamento climatico. Si parla molto di "Global Warming", ovvero del Riscaldamento Globlale, ma viste le forti e continue oscillazioni climatiche che caratterizzano da sempre il nostro Pianeta, è difficile e prematuro attribuire un aumento termico globale all'uomo. E' sicuramente più "facile" e dimostrabile, come l'uomo possa aver influenzato il clima a scala locale, attraverso la creazione e l'espansione degli attuali centri urbani e/o industriali.  
Senza allontanare troppo lo sguardo verso altri continenti e verso altre nazioni, dove per altro vi sono centri cittadini ben più grandi di quelli italiani, concentriamoci un attimo su Roma. 
Basta dare un occhiata veloce agli archivi meteorologici per scoprire come dal 1950 ad oggi, quasi tutti i record di temperature massime si siano registrati negli ultimi 10-15anni; mentre i record negativi risalgono, la maggior parte, tra gli anni '70-'80. Premesso che in Italia non si verificano ondate gelide da poter regalare record secolari, da ormai oltre 25 anni; è comunque innegabile l'aumento termico medio che la capitale Italiana sta vivendo. Inoltre la frase "E' sempre più difficile vedere la neve a Roma" è ormai divenuta quasi proverbiale. Ma come Roma, così anche Milano, Napoli, Torino, Bologna ecc... stanno subendo un lento e progressivo aumento termico dovuto al fenomeno dell'inurbamento
Cerchiamo di capire come sia possibile che la creazione o l'espansione di un centro urbano possa modificare il clima a livello locale. 

Prima di passare alla spiegazione, dobbiamo tener presente il Calore Specifico e la Capacità Termica.
Il Calore Specifico di una sostanza è definito come la quantità di calore necessaria per innalzare l'unità di massa di un grado centigrado: J / (Kg x °C)
La Capacità Termica, invece, è il rapporto tra Calore fornitogli e l'aumento della temperatura che ne è derivato: J / °C. 
Inoltre, dobbiamo ricordarci, che il Sole emana calore attraverso le radiazioni solari le quali vengono assorbite dalla superficie terrestre e quindi reimmesse con lunghezze d'onda decisamente più lunghe. Pertanto il rilascio sarà più graduale rispetto all'assorbimento.

Consideriamo, ora, un area, completamente pianeggiante, in quanto la presenza di montagne o vallate non farebbe altro che accentuare questo fenomeno locale. L'area inizialmente è ricoperta dalla campagna, quindi è presente della vegetazione o una radura.  
Il terreno composto da piante o da erba ha una capacità termica inferiore, rispetto all'asfalto e al mattonato. Ovvero, ipotizzando un esposizione di 12h ai raggi solari: un'area boscata subirà un aumento termico molto basso, sia per le piante sia per lo scarso filtraggio dei raggi solari; un' area erbosa, subirà un aumento termico contenuto; mentre, un area urbana, formata da case e strade avrà un notevole aumento termico. Il calore propagandosi dal basso verso l'alto, produrrà, quindi, un incremento termico anche dell'aria sovrastante. Questo è ciò che avviene durante le ore solari. Di notte, invece, l'area boscata, rilascerà rapidamente quel poco calore accumulato durante il giorno; mentre l'area urbana rilascerà un enorme quantitativo di calore, impedendo così un calo "termico naturale".  
Pertanto, nella "nostra area" di partenza, una volta che la natura ha lasciato il posto alla città si andrà a creare sopra quest'area una sorta di "bolla di calore". Dove sul centro città si concentrerà il punto più alto di questa "ipotetica bolla". 
Dal seguente grafico è più facile capire il concetto appena esposto: nell'area urbana la temperatura registrata è decisamente superiore rispetto alle altre aree a diversa tipologia.

Andamento termico in funzione delle diverse tipologie di aree territoriali
A dimostrazione di ciò sono stati condotti numerosi sperimenti scientifici, con rilevazioni termiche in area urbana e in aperta campagna; a quote altimetriche differenti.
L'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) ha stabilito che la temperatura dell'aria si debba registrare alla quota di 180-200m; il sensore opportunamente schermato deve essere installato sopra un manto erboso o un tappeto sintetico di colore verde. Tali accorgimenti, per quanto utili ed indispensabili, non bastano a fronteggiare il fenomeno del riscaldamento locale. In una città come Roma, Milano, Bologna, Napoli, una stazione meteo che rispetta i requisiti appena elencati registrerà valori termici, comunque e sicuramente, superiori a quelli che si avrebbero nella determinata area in condizioni di "aperta campagna" oppure di 1000 anni fa.
A riguardo, il Prof. Mazzarella ha condotto studi dettagliati e scientificamente validi. Io personalmente ho avuto il piacere e l'onore di poter assistere al "3° Convegno Internazionale di Meteorologia e Climatologia" tenutosi il 27 Febbraio 2010 ad Allumiere, dove il Prof. Mazzarella a presentato ed esposto il suo studio riguardo al Local Warming, condotto nella città di Napoli. Lui stesso ha rilevato con particolari termometri la temperatura alle varie quote (pochi centimetri, fino ad un paio di metri) in una piazza nel centro di Napoli. Dai dati registrati si evince come al suolo la temperatura raggiunta superasse, in un giorno d'estate, i 65°C fino a toccare i 70°C!!! Ovviamente, salendo di quota il valore calava drasticamente, ma a solo un metro d'altezza ancora non era scesa sotto i 40°C. Pertanto è più che lecito pensare in un eccessivo aumento termico anche alla quota di rilevamento ufficiale, ovvero 2m. In campagna, ad esempio, ad "altezza suolo" in nessun caso verrebbero registrati 70°C. Ciò dimostra l'effettiva presenza di un riscaldamento localizzato.
Il Prof. Mazzarella si è spinto oltre, infatti, i suoi studi non si sono fermati alla temperatura dell'aria a quote prossime al suolo o di rilevamento; ma ha effettuato una stima delle precipitazioni e ha notato come con il passare degli anni queste siano aumentate sia di intensità sia quantitativamente. Il motivo di questo aumento non può essere lasciato al caso, come lo stesso Professore ha sostenuto al convegno, la presenza di un'area "calda localizzata" provoca un campo depressionario sull'area stessa. E se questa depressione a scala nazionale, risulta irrilevante, o quasi, a scala locale produce un "effetto ad imbuto": ovvero attira verso il cuore dell'area depressionaria le perturbazioni, incrementandone gli effetti.
Ovviamente non si tratta ne di uragani ne di cicloni extra-tropicali, il tutto rimane molto contenuto e in un'area delimitata. L'aumento è comunque riscontrabile numericamente e a lungo andare, soprattutto con la continua espansione cittadina, i dati saranno sempre più eloquenti e nel corso del tempo si potranno avere cambiamenti di un certo spessore.
Un caso ancor più evidente è quello della città di Roma. Purtroppo, non sono a conoscenza di eventuali studi condotti sulla città capitolina e non ho ne i mezzi ne gli strumenti necessari per condurre uno studio simile a quello del Prof. Mazzarella; ma nel mio piccolo, mi sono accorto come durante gli eventi perturbati o anche i temporali estivi, la città capitolina riesca ad attirare a se sempre i nuclei più intensi e talvolta anche ad alimentare i nuclei stessi. Più di ogni altra area o città laziale.
Il passaggio tra riscaldamento globale e influenza diretta sul clima locale è tutt'altro che facile, tutt'ora è fonte di studio e ricerca; sicuramente è un fenomeno reale e persistente. Una cosa è sicura, quando si registrano i dati di una area urbana e si confrontano con i dati di 50-60anni fa, dove magari in quella stessa area era presente solo la campagna, sicuramente si riscontrerà un aumento termico più o meno intenso. E se qualora, a scala globale, vi è stato veramente un aumento termico, seppur lieve, tale incremento potrebbe risultare ben più intenso a scala locale.
Sempre a causa dell'aumento termico localizzato, la neve in città potrebbe cadere sempre meno; inoltre, non è trascurabile l'effetto albedo che segue le grandi nevicate, soprattutto nel Nord Italia.
In modo particolare l'anno scorso, quando a Dicembre si verificò un abbondante nevicata su gran  parte dell'Emilia Romagna. La neve rimase al suolo per diversi giorni, grazie all'aria fredda che continuava ad affluire, ma le zone in aperta campagna raggiunsero di notte temperature anche di -16/-18°C mentre le città si fermarono a "soli" -7/-9°C. La differenza termica è imputabile alla copertura del manto nevoso, che in campagna era omogeneo e continuo, mentre in città la neve caduta, difficilmente riusciva a coprire completamente il territorio (prati, tetti, auto e soprattutto strade). Queste differenze, apparentemente trascurabili, risultano poi rilevanti al fine delle medie mensili e stagionali.
Concludendo, vorrei attirare la vostra attenzione con un piccolo e semplice esperimento: recatevi al tramonto o all'alba in un'area aperta e verde prossima alla città, magari portando con voi un termometro. Sarà impossibile non notare la sensibile differenza termica tra l'area urbana e l'area in questione, come può essere un grande parco o una campagna.
Quindi se, per assurdo, potessimo sostituire la città alla campagna, avremo risolto il problema del Local Warming.
Pensandoci un attimo, tale fenomeno è sensibilmente presente e soprattutto, ad oggi, non vi è alcun rimedio; in quanto le città ci sono e sono in continua espansione.