giovedì 8 dicembre 2011

Un Inverno 2011/2012 senza neve e freddo?

A cura di: Paolo Leoni

L'Autunno meteorologico, terminato il 30 Novembre, è stato caratterizzato dall'assenza del freddo e delle precipitazioni (su gran parte della nostra penisola): solo la Sicilia ha raggiunto accumuli pluviometrici notevoli e oltre le medie stagionali; ma molte altre aree sono rimaste a secco, o quasi.
Fino ad oggi, questo 2011, si sta dimostrando caldo e avaro di precipitazioni; come se non bastasse, l'attuale situazione e la tendenza futura non sono affatto di buon auspicio per un possibile cambio di rotta.

L'Inverno è iniziato da poco e già "fa storcere il naso" agli amanti del freddo e della neve.
Infatti per come si sono messe le cose e per come si metteranno, almeno fino a Natale, si rischia di vivere, più che un vero inverno, un "secondo autunno".
Non di rado capita che giunti all'Immacolata (8 Dicembre) la fredda stagione non si sia fatta ancora sentire e che la neve non abbia, almeno una volta, già coperto le zone di pianura o di collina; ma arrivare a questo periodo dell'anno con gli Appennini completamente verdi e i versanti italiani delle Alpi ancora privi di neve, è veramente raro.
Un esempio su tutti: Buca del Cimone 2000m, completamente verde.
Fonte: http://www.meteosestola.it/cimone.jpg



In questi ultimi due giorni, le Alpi Francesi hanno ricevuto ingenti quantitativi nevosi per effetto stau (condensazione forzata di una massa d'aria a causa dell'azione orografica di una montagna o di una catena montuosa). Neve relegata, comunque, alle alte quote.


Nonostante ciò, l'inverno in Europa è completamente assente: solo le Isole Britanniche stanno subendo l'azione del Vortice Polare, con temperature sotto la media e precipitazioni nevose fino a bassa quota. 

E come già accennato, la situazione futura non è migliore di quella attuale.
I modelli meteorologici ci permettono di fare delle previsioni attendibili anche fino a 3-4giorni, poi dai 4giorni ai 7-8 giorni si parla di tendenza; oltre la settimana, invece, è quasi "fanta-meteo" (ovvero, tutto è possibile). Ma nonostante ciò sembra che la linea di tendenza a lungo-lunghissimo termine sia già stata tracciata: a causa del Vortice Polare  fin troppo compatto e dell'anticiclone ancora troppo invadente sul Vecchio Continente, attualmente, non ci sono speranze per una possibile discesa fredda dalle alte latitudini. 
Ma procediamo con ordine.
Guardando l'attuale situazione in quota (oltre i 500hpa, ovvero, 5500m, circa) si può notare chiaramente come il Vortice Polare, oltre ad essere compatto, sia leggermente spostato verso il Continente Americano e l'Asia Orientale; mentre, sull'Europa centro meridionale continua a dominare l'anticiclone. 

Emisfero Nord: 500hpa
Tale configurazione si ripercuote anche al suolo alle quote più basse: a 850hpa (1500m circa) le temperature risultano ben al di sotto delle medie stagionali sul Canada, sulla Groenlandia e sull'Asia Orientale.

Emisfero Nord: 850hpa
L'Europa è attualmente "tagliata" fuori dall'azione del Vortice Polare: solo l'Islanda e le Isole Britanniche (in parte) hanno valori termici sotto le medie stagionali.
Ma per poter sperare nell'arrivo dell'Inverno dobbiamo guardare altrove.
Prima però è opportuno fare determinate premesse a riguardo: l'aria fredda è più densa quindi più pesante rispetto all'aria calda; pertanto la massa d'aria gelida presente alle alte latitudini tende a scendere verso latitudini inferiori, aiutata anche dalla Circolazione atmosferica della Cella Polare.
Durante il periodo Invernale il circolo polare artico subisce un notevole incremento della superficie glaciale e quindi la massa d'aria fredda, sovrastante la calotta polare, aumenta notevolmente; tale aumento genera un incremento delle possibilità che questa discenda verso latitudini inferiori.
Quindi una maggiore l'estensione artica genera una maggiore estensione in volume e intensità dell'aria fredda sovrastante la calotta polare artica e pertanto maggiori saranno le possibilità di discesa d'aria fredda verso latitudini inferiori.
Più semplicemente: maggiore sarà la superficie polare coperta dai ghiacci maggiori saranno le possibilità di avere ondate gelide alle latitudini inferiori.
Il problema si pone quando l'aria fredda, "scivolando" verso latitudini inferiori viene a contatto con gli oceani: l'aria sovrastante l'oceano è decisamente più umida e più calda; lo scontro di queste due masse d'aria genera una depressione più o meno profonda (maggiore è la differenza di masse d'aria e maggiore sarà l'intensità e la profondità della depressione).
Pertanto, l'aria fredda troverà meno ostacoli nello scorrere sulle terre emerse o magari su aree ricoperte da ghiaccio e neve.
Ciò vuol dire che per avere un'ondata gelida sulla Nostra penisola, questa deve passare o dalla Russia Europea o scendere direttamente dalla Penisola Scandinava; per ovvie ragioni, già spiegate, pur partendo dall'estremo nord, non potrà mai arrivare dall'Oceano Atlantico.
Pertanto, dobbiamo concentrare la nostra attenzione sulla Penisola Scandinava, ma soprattutto sull'estremo nord della Russia Europea.
A Nord della Russia Europea vi sono due mari di notevole importanza meteorologica: il Mar di Barents e il Mar di Kara.

Entrambi, gelando durante il periodo invernale, favoriscono la discesa di aria fredda dal circolo polare artico.
L'aria fredda, una volta raggiunta la Russia Europea ed aiutata (spesso) da un anticiclone posizionato tra l'Europa centrale e la Penisola Scandinava, riesce a raggiungere le basse latitudini e quindi anche l'Italia.
Maggiore sarà la superficie ghiacciata di questi due mari, maggiore sarà la copertura nevosa presente sulla Russia Europea e maggiore sarà il quantitativo e l'intensità di aria fredda che riuscirà a raggiungere l'Europa.
Partendo da questi "generici presupposti", possiamo ora analizzare la situazione attuale.

Ad oggi, l'estensione della calotta polare artica è nettamente sotto la media











Inoltre, la parte Europea, a differenza delle restanti aree dell'Emisfero Nord, è per gran parte "verde".
Di seguito, le due carte rappresentano l'estensione della superficie artica e della copertura nevosa sull'Emisfero Nord: la prima relativa al 7 Dicembre 2010; la seconda relativa al 7 Dicembre 2011.
Si denota chiaramente la totale assenza della copertura nevosa su tutto il comparto Europeo.
7 Dicembre 2010
7 Dicembre 2011
Abbiamo già evidenziato l'estrema necessità di avere il Mar di Kara (almeno) e il Mar di Barents gelati per poter sperare in una discesa d'aria gelida. Purtroppo i dati e le immagini satellitari non hanno bisogno di commenti.
Mar di Barents
Mar di Kara

Come si può ben vedere, il Mar di Barents è completamente privo di ghiacci, mentre il Mar di Kara è ricoperto solo parzialmente.
Purtroppo fino a quando non si "aprirà" questa porta l'Europa sarà costretta ad aspettare l'arrivo del Generale.


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